Un impianto solare termico trasforma l’energia solare in energia termica, accumulandola in un bollitore (o boiler), per poi renderla disponibile per produrre acqua calda sanitaria (ACS), ed eventualmente come integrazione per il riscaldamento degli ambienti. In impianti più complessi l’energia termica può essere utilizzata anche per altri usi (processi industriali, solar cooling, ecc.).
- Per abbattere i costi della bolletta energetica (gas e/o energia elettrica, a seconda dei vettori usati per la produzione di energia termica);
- Per realizzare un ottimo investimento (rendimento fino al 20% annuo);
- Per mettersi al sicuro dal continuo aumento del costo dell’energia;
- Per ridurre le emissioni di CO2, salvaguardando l’ambiente;
- Per valorizzare il tuo immobile.
Il “collettore solare” (o pannello solare termico) è il dispositivo principale su cui si basa l’impianto. Ha la funzione di captare quanto più possibile la radiazione solare; esso è attraversato da un fluido termovettore, che scorre in un “circuito solare” fino ad arrivare in un boiler. Il boiler ha la funzione di stoccare l’energia termica, al fine di poterla usare quando è necessaria. Le immagini seguenti mostrano due tipologie di impianto residenziale: un impianto per sola produzione di ACS e un impianto per produzione di ACS e integrazione al riscaldamento.
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Fig. 1 Solare termico per sola ACS
Fig. 2 Solare termico per ACS e riscaldamento
I collettori solari possono essere:
- piani, formati da una lastra trasparente di vetro, che fa passare le radiazioni in arrivo e blocca quelle in uscita, un assorbitore di rame, che è un buon conduttore di calore ed al cui interno è ricavato il “circuito solare”, e un Isolante termico, che impedisce la dispersione del calore;
- a tubi sottovuoto, formati da serie parallele di tubi di vetro che catturano la radiazione solare consentendo di limitare la dispersione termica con un “effetto thermos”. I collettori a tubi sottovuoto hanno un rendimento maggiore dei collettori piani, in particolare con scarso irraggiamento, che si verifica molto spesso nel periodo invernale, pertanto sono particolarmente indicati quando si fa anche integrazione al riscaldamento, meglio ancora se in abbinamento ad un sistema di terminali emittenti a bassa temperatura, come i pannelli radianti o i ventilconvettori (o fancoils).
Dal punto di vista della distribuzione del fluido termovettore, esistono tre tipi di impianti:
- A circolazione naturale. In questo tipo d’impianto il fluido è costituito dall’acqua stessa che, riscaldandosi, sale per convezione in un serbatoio di accumulo (il boiler), che deve essere posto più in alto del pannello (e quindi sul tetto). Dal boiler l’acqua viene distribuita alle utenze domestiche; il circuito è “aperto”, in quanto l’acqua che viene consumata viene sostituita con l’afflusso esterno. Un impianto di questo tipo ha per pregio la semplicità e costi contenuti, ma è caratterizzato da una dispersione termica superiore (e quindi da una minor efficienza) rispetto alle tipologie che seguono.
- A circolazione forzata. In tal caso, il boiler può essere installato all’interno dell’immobile. Una pompa, detta circolatore, permette di veicolare il calore, raccolto dai collettori solari e trasportato dal fluido (glicole propilenico), all’interno del boiler. La cessione del calore dal fluido all’acqua, contenuta nel boiler, avviene attraverso una serpentina posta all’interno del boiler stesso. Il circuito è più complesso rispetto al caso precedente, essendo presenti anche un vaso di espansione, un controllo di temperatura ed altri componenti. L’impianto ha un piccolo consumo elettrico dovuto alla pompa di circolazione ed alla centralina di controllo, ma ha una efficienza termica ben più elevata che con la circolazione naturale, grazie al fatto che il boiler può esser posto all’interno dell’edificio, o comunque meglio protetto, e quindi è meno soggetto a dispersione termica, durante la notte e/o a causa di condizioni climatiche avverse.
- A svuotamento (o Drain Back). Il sistema è simile, come componentistica, a quello “a circolazione forzata”, con la fondamentale differenza che i collettori solari vengono riempiti di fluido, e quindi usati, soltanto quando è necessario o possibile. Se la temperatura dell’acqua nel boiler ha raggiunto il valore desiderato oppure se manca il sole, i pannelli solari si svuotano. Unico vincolo è la necessità di avere una pendenza minima tra il collettore e il serbatoio di raccolta.
Rispetto al sistema precedente, un impianto Drain Back presenta una serie di vantaggi:- La presenza di aria nell’impianto non rappresenta un problema: le variazioni di temperatura del fluido, che avvengono nel circuito chiuso dell‘impianto, provocano la formazione di aria che, negli impianti tradizionali, può causare malfunzionamenti risolvibili solo facendo ricorso a personale specializzato; anche negli impianti Drain Back può crearsi aria, ma ciò non crea problemi poiché essi possono lavorare anche in presenza di aria nel circuito solare.
- Maggiore durata del glicole e di tutto l’impianto: le alte temperature possono causare un invecchiamento precoce del glicole, abbassando la resa del sistema. Inoltre, il fluido subisce un‘alterazione del pH che può corrodere i componenti dell‘impianto; con il sistema Drain Back, non si corre il rischio di stagnazione del glicole, poiché ad impianto fermo i collettori sono vuoti: in questo modo si garantisce una vita più lunga dell’impianto e dei suoi componenti.
- Risparmio energetico notturno: il sistema Drain Back consente anche un risparmio di energia elettrica, rispetto ai tradizionali sistemi a circolazione forzata: durante la notte o quando non c’è richiesta di acqua calda nell’edificio (ad es. perché si è partiti per le vacanze estive), l’impianto si disattiva automaticamente e i collettori rimangono svuotati; di conseguenza, non viene utilizzata l’energia elettrica che sarebbe altrimenti necessaria per il raffreddamento notturno, richiesto per smaltire l’energia termica in eccesso, catturata durante il giorno, soprattutto nei mesi estivi.
- Maggiore potenza termica: si può utilizzare un numero maggiore di collettori solari a parità di capacità del boiler, in modo ad es. da aumentare l’autonomia energetica nei mesi invernali.
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L’installazione di un impianto solare termico è uno degli interventi incentivati con il cosiddetto “Conto Termico”, che prevede l’erogazione di contributi per la realizzazione dell’impianto, sulla base delle sue caratteristiche.
I beneficiari possono essere Pubbliche Amministrazioni (PA), imprese e privati, che potranno accedere a fondi per 900 milioni di euro annui, di cui 200 riservati alle PA.
Il responsabile della gestione del meccanismo e dell’erogazione degli incentivi è il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), la società pubblica che promuove lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia.
Il limite massimo per l’erogazione degli incentivi in un’unica rata è di 5.000 euro e i tempi di pagamento sono all’incirca di 2 mesi.
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In alternativa al Conto Termico, tutti i costi di realizzazione di un impianto solare termico, incluse le pratiche burocratiche e l’IVA, sono, almeno per tutto il 2018, detraibili dall’IRPEF nella misura complessiva del 65%. La detrazione “per riqualificazione energetica” è usufruibile in 10 quote annuali di pari importo.
Maggiori informazioni sul meccanismo di detrazione sono reperibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate al seguente link:
Clicca qui per consultare le informazioni sul sito dell’agenzia delle entrate
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